La Food and Drug Administration (FDA), con il sostegno dell’assicurazione sanitaria pubblica americana Medicare (over 65 anni), approva, per la prima volta dopo due decenni, l’uso di un farmaco contro l’Alzheimer.
Il Lecanemab (nome commerciale Leqembi) consiste in un anticorpo monoclonale che permette di rallentare la malattia di Alzheimer, quando è ancora nella fase iniziale (lieve). A confermarlo è stato uno studio clinico su 1800 pazienti: il farmaco, somministrato ogni due settimane con infusione endovenosa, ha rallentato il declino cognitivo da 5 a 18 mesi in pazienti con sintomi lievi. I dati del test hanno confermato che il gruppo di pazienti che avevano ricevuto il Lecanemab mostrava un declino cognitivo del 27%, più lento rispetto ai pazienti trattati con il placebo.
L’obiettivo principale del farmaco è di mirare all’amiloide, una proteina che si accumula nel cervello formando le placche che provocano l’effetto degenerativo della malattia. Dopo i 18 mesi dal trattamento, lo studio ha evidenziato che, nel gruppo che ha preso il farmaco, il livello di amiloide è sceso di 55.48 cenitloidi, rispetto ai 77,92 iniziali. Per il gruppo che ha assunto il placebo, invece, il livello di amiloide (75,03 iniziali) è salito di 3.64 centiloidi.
Sebbene i risultati siano ottimali, dal punto di vista clinico, tuttavia, gli scienziati sono ancora dubbiosi: durante i trials, si sono registrati decessi per emorragia cerebrale per chi ha abusato del farmaco. Per questo motivo, la FDA ha inserito nel foglietto illustrativo un black box warning, con cui avvisa tutti che il Lecanemab e altri farmaci simili possono causare tali effetti collaterali fatali.