anemiaIl ferro è un minerale fondamentale per il nostro organismo perchè contribuisce alla formazione dei globuli rossi; se i valori di ferro sono molto bassi si possono avvertire sintomi come spossatezza e dolori a tutto il corpo.
Si parla di carenza di ferro quando i valori ematici nel sangue di ferritina, transferrina e sideremia si abbassano al di sotto determinate soglie:
-ferritina: per le donne sotto i 11 mcg/l, per gli uomini sotto 24 mcg/l;
-transferrina: per le donne sotto i 250 mcg/l, per gli uomini sotto 215 mcg/;
-sideremia: per le donne sotto i 50 mcg/l, per gli uomini sotto 65 mcg/l.
La quantità di ferro presente nel sangue viene infatti monitorata attraverso questi tre differenti valori sopraelencati. Il motivo è dovuto al fatto che il ferro è legato alle proteine, ossia alla ferritina e alla transferrina.
La sideremia, invece, indica la quantità di ferro che è effettivamente presente nel corpo. È un elemento che se valutato singolarmente non riesce a dare un quadro completo della situazione. Possono infatti verificarsi casi in cui il valore della sideremia è assolutamente nella norma, nonostante all’interno dell’organismo ci sia un graduale calo di ferro.

I sintomi della carenza di ferro coincidono con quelli dell’anemia sideropenica (diminuzione dei globuli rossi), ciò è dovuto al legame che c'è tra globuli rossi e ferro.
Tra i 10 sintomi della carenza di ferro quelli più diffusi sono:
-stanchezza e debolezza cronica;
-giramenti di testa;
-pallore generale;
-mal di testa;
-disturbi del sonno;
-unghie fragili;
-perdita di capelli;
-intorpidimento agli arti;
-sensazione di freddo;
-mancanza di appetito.
Va detto però che non sempre la carenza di ferro è sintomatica. L’intensità dei sintomi tende a incrementare in maniera inversamente proporzionale con l’abbassamento delle scorte di ferro. Nelle situazioni più gravi possono registrarsi episodi di tachicardia e dolore al petto che non devono essere trascurati.
La diagnosi viene fatta sia dall’osservazione dei sintomi, ma soprattutto dagli esami del sangue. E' necessario controllare i valori di ferritina, transferrina e sideremia ed effettuare un emocromo.
Se dalle analisi emerge che i globuli rossi, indicati come eritrociti, sono inferiori ai 4,5 milioni/mm3, allora la carenza di ferro può essere confermata.

Le cause scatenanti della carenza di ferro sono di diversa natura, in quanto possono essere sia ricollegabili a abitudini alimentari scorrette, sia a particolari patologie o a fasi fisiologiche della propria vita.
Tra le cause più comuni ci sono:
-dieta scorretta, poco varia e monotona. In passato la colpa era attribuita anche allo scarso consumo di carne, ma oggi sappiamo che non è più così. A contribuire in gran parte all’apporto di ferro sono invece alimenti vegetali come i legumi, come lenticchie e ceci, ma anche semi oleosi, cereali integrali e verdure a foglia verde;
-patologie legate a un malassorbimento intestinale. Tra le malattie che possono causare la carenza di ferro, e quindi l’anemia, ci sono: la celiachia, il morbo di Crohn, la sindrome dell’intestino irritabile, la colite ulcerosa. L’infiammazione cronica, infatti, provoca un danneggiamento delle pareti dell’intestino atte a estrarre le sostanze nutritive. Da ciò consegue quindi il malassorbimento del ferro;
-emorragie, anche lievi e non evidenti. Per alcuni soggetti la carenza di ferro può essere dovuta a delle emorragie, sia di intensa che di lieve entità; nei casi di emorragia grave, con sanguinamenti molto intensi, il problema è solitamente immediatamente individuabile. Più difficile da diagnosticare è invece una riduzione dei livelli di ferro causata da perdite di sangue più lievi, ma continue nel tempo. Ciò accade soprattutto se l’emorragia è interna, poiché causata da ulcere o lesioni a livello del colon. Non è raro osservare un abbassamento dei livelli del ferro in seguito a un intervento chirurgico, specie quelli di lunga durata che comportano una perdita di sangue ingente. Solitamente questo è un aspetto che viene monitorato di routine sia nel periodo pre-operatorio che post-operatorio. Di conseguenza la carenza di ferro dovuta a un intervento chirurgico è quella più facilmente diagnosticabile e sulla quale si interviene in maniera tempestiva.                                                -gravidanza e allattamento. La gravidanza e l’allattamento sono due periodi della vita della donna particolarmente delicati, durante il quale il monitoramento di tutti i valori nel sangue deve essere fatto in maniera costante. Questo anche perché, a causa del nutrimento richiesto dal bambino, le scorte di ferro possono diminuire notevolmente.
Va inoltre detto che esistono soggetti con una particolare predisposizione genetica alla carenza di ferro. In più le donne risultano più esposte al problema, anche per via di eventuali stati di gravidanza o per la presenza di ipermenorrea, ossia cicli mestruali eccessivamente abbondanti.

Indipendentemente dal motivo per cui si presenta la carenza, è tuttavia sempre necessario riportare i livelli di ferro nelle soglie consigliate. I migliori rimedi contro la carenza di ferro sono:
-l’integrazione attraverso integrazioni;
-un’alimentazione ricca di ferro;
-le trasfusioni di sangue (solo per i casi molti gravi).

Nelle donne, se la carenza di ferro è provocata da delle mestruazioni abbondanti, può essere presa in considerazione anche la prescrizione di un contraccettivo ormonale che aiuta a regolarizzare il ciclo e la perdita di sangue.
Fra gli integratori a base di ferro più diffusi in commercio ci sono:
-il solfato ferroso;
-i sali ferrosi, che possono però provocare crampi addominali;
-ferro carbonile;
-ferro fumarato;
-ferro gluconato.
I valori di ferro hanno bisogno di tempo per rialzarsi e l’assunzione degli integratori è sempre prolungata. Prima di vedere i risultati possono essere necessari alcuni mesi.