La sigla OSAS, acronimo di Obstructive Sleep Apnea Syndrome ossia sindrome delle apnee ostruttive nel sonno, forse è poco conosciuta ma desta comunque l’interesse pubblico.
Dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità emerge che una persona su sette esprime di avere una qualità del sonno non soddisfacente.
CHE COSA SONO LE APNEE NOTTURNE?
Le apnee morfeiche ostruttive - questo il vero nome delle apnee notturne - sono un disturbo del sonno in cui si riscontra un blocco momentaneo del respiro che può durare anche molti secondi. Alla base di questo avvenimento vi sono vari fattori quali obesità, conformazione del palato, anomalie della mandibola e del mento, tonsille ingrossate, deviazione del setto nasale e fumo. Gli effetti di questo arresto temporaneo sono immaginabili: quando la respirazione si ferma per diversi secondi il cuore è obbligato a velocizzare in modo brusco la frequenza cardiaca e la quantità di ossigeno che arriva al cervello può diminuire fino al 60% (generalmente è al 90% e oltre). Secondo nuovi studi il 15% degli over 40 soffre di questa patologia.
SINTOMI
I sintomi principali sono: russamento, frequenti risvegli in cui si ha la sensazione di soffocare, gola secca ed eccessiva sonnolenza diurna, mal di testa al risveglio, necessità di urinare frequentemente durante la notte (nicturia), difficoltà di concentrazione e successivi deficit delle prestazioni psico-fisiche che causano al paziente confusione, disorientamento e lentezza nel rispondere agli stimoli ambientali. La gravità è legata al numero degli episodi. Uno stress costante che mette in pericolo la salute del cuore: le apnee notturne, infatti, sono un fattore di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari.
Demenza: sì o no?
“Numerosi studi fino a oggi avevano collegato questo disturbo anche a un rischio maggiore di sviluppare demenza a lungo termine, per gli episodi di costante ridotta ossigenazione cerebrale durante le ore notturne, ma una ricerca dello Sleep and Dementia Consortium su quasi 6mila pazienti esaminati dal 2020 a oggi, appena pubblicato su JAMA Network, non lo ha confermato – dice il professor Giuseppe Plazzi dell’Università di Modena, Reggio Emilia, Past-President dell’Associazione Italiana Medicina Sonno (Aims) e Presidente dell’European Narcolepsy Network – . Lo studio ha segnalato che questo disturbo porta a un peggior consolidamento del sonno con conseguenti svantaggi della cognitività globale influenzando attenzione e velocità di elaborazione cognitiva, che appaiono modificate non dall’ipossigenazione cerebrale ma dalla ridotta durata del sonno, né sono condizionate da fattori quali età e genere, nonostante la maggioranza dica il contrario”. Nello studio sono state utilizzate come riferimento una diminuzione del flusso respiratorio superiore al 30% e della saturazione dell’ossigeno nel sangue per ogni ora di sonno almeno del 4%.
VANTAGGI DELLA Cpap
Se adoperata ogni notte, la mascherina Cpap rende migliore la qualità di vita dei pazienti: ristabilendo un sonno regolare aumenta la forza fisica, l’energia, l’umore, la sonnolenza diurna e anche l’ansia. A lungo termine normalizza la pressione sanguigna e riduce il rischio di ictus. Nei soggetti con demenza una ossigenazione notturna migliore può ottimizzare il funzionamento quotidiano, sviluppando una indipendenza maggiore e riducendo il lavoro del caregiver. Inoltre, il Prof. Plazzi annuncia che "disturbi motori e cognitivi invalidanti collegati a sonnolenza sono stati riscontrati in numerose malattie neurodegenerative, in primis nella narcolessia per l'assenza del neuropeptide orexina che, generato dall’ipotalamo, ci mantiene svegli. Si sta aprendo una nuova strada per la creazione di molecole sintetiche che prendano il posto dell’orexina cerebrale mancante. E chissà che un giorno non rimpiazzeranno anche le mascherine CPAP nelle Apnee ostruttive del sonno vista la scoperta che la ridotta ossigenazione cerebrale risulta non essere la causa decisiva di questo disturbo".
Fonte: Ufficio Stampa C.P.