Uno studio del Rush University Medical Center di Chicago dimostra come la formazione dei tumori testa-collo è legata all’inquinamento atmosferico; lo studio è stato esposto al meeting annuale dell’American Head and Neck Society (AHNS) e pubblicato su Scientific Reports.
I tumori testa-collo sono quei tumori che si originano nella regione della testa o del collo, ad eccezione di occhi, cervello ed esofago. Solitamente questi tumori si generano dalle mucose di rivestimento delle alte vie aeree e digestive, come bocca, naso, faringe, e laringe, oppure direttamente dall’epitelio esterno come nel caso dei tumori della cute.
I tumori della testa e del collo comprendono i:
- tumori del cavo orale (labbra, lingua, pavimento orale, mucose gengivali, palato);
- tumori della faringe (rinofaringe, orofaringe e ipofaringe);
- tumori della laringe;
- tumori delle cavità nasali e seni paranasali;
- tumori delle ghiandole salivari (parotide, sottomandibolare, sottolinguale e ghiandole salivari minori);
- tumori della tiroide e paratiroidi;
- tumori dei linfonodi del collo;
- tumori della cute della testa e del collo non melanoma (carcinoma squamoso, carcinoma basocellulare, carcinoma a cellule di merkel);
- tumori dell’orecchio e dell’osso temporale;
- tumori della base del cranio;
I tumori di testa e collo si manifestano con sintomi diversi a seconda dell’area interessata. In generale sono da considerarsi segnali d’allarme sintomi come:
- bruciore o dolore in bocca, in associazione a ulcerazioni o neoformazioni, a volte sanguinanti, che stentano a guarire;
- abbassamento della voce (disfonia) che persiste per oltre due-tre settimane;
- difficoltà respiratoria o senso di “ingombro” in gola;
- dolore o difficoltà alla deglutizione con irradiazione ad un orecchio;
- tumefazioni del collo nelle regioni laterali (malattia dei linfonodi) o anteriori (ghiandola tiroide);
- emorragie nasali con ostruzione respiratoria o intenso mal di testa.
“L’inquinamento atmosferico e le polveri sottili”, spiega Stefano Bondi, direttore dell'unità operativa di otorinolaringoiatria dell'Istituto Candiolo Irccs, “sono state già inserite tra le sostanze di classe I, ossia cancerogene, mentre uno studio tedesco del 2018 condotto in Sassonia su 2 milioni di persone esposte a livelli crescenti di inquinamento ha ipotizzato un incremento del rischio relativo del 53% per lo sviluppo di tumori di bocca e gola”.
Nel nuovo studio, i ricercatori hanno incrociato i dati del registro tumori dell'Illinois, relativi al periodo che va dal 2014 al 2018, con i codici postali di residenza dei pazienti con tumori testa-collo: i risultati hanno mostrato un rischio 2,5 volte maggiore di tumori testa-collo, in particolare del cavo orale e faringeo, nelle persone con un’età superiore ai 65 anni, residenti nelle aree con alti livelli di particolato diesel sprigionato in gran parte dal traffico. “Questo studio”, sottolinea Bondi, “rafforza l'ipotesi dell'esistenza di una correlazione diretta tra incremento dei valori di inquinamento e tumore testa-collo, e questa associazione va considerata con estrema attenzione”.
Sempre nello stesso studio, inoltre, è dimostrato un legame preoccupante tra l’esposizione ad un materiale particolato (pm), ovvero il pm2.5, e i tumori testa-collo. I pm sono un insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria; i pm2,5 (chiamati anche “particolati fine”) sono quelle particelle il cui diametro è inferiore o uguale ai 2,5 micron, dove 1 micron (μ) corrisponde ad un millesimo di millimetro. Queste particelle sono prodotte tipicamente da sorgenti di natura antropica (industrie, riscaldamento, traffico veicolare e processi di combustione in generale) e possono essere di tipo primario, quando viene emesso come tale in atmosfera direttamente dalle sorgenti, oppure di tipo secondario, quando si forma da reazioni chimiche tra altre specie inquinanti.
Gli scienziati hanno osservato un legame particolarmente forte tra il pm2.5 e il cancro testa-collo quando si considera un intervallo di tempo di cinque anni tra l’esposizione e la diagnosi. In pratica, l’esposizione al particolato sembra avere un effetto ritardato, con il rischio che aumenta progressivamente per oltre due decenni dopo il contatto con il pm2.5. Gli esperti suggeriscono la necessità di ulteriori studi per capire meglio i meccanismi di sviluppo di questi tumori e le modalità con cui l’inquinamento atmosferico incide. Aumentare la consapevolezza dei rischi legati al particolato e migliorare le normative sull’aria potrebbero contribuire a ridurre l’incidenza di questi tumori, proteggendo la salute di tutti i cittadini, specialmente quelli più esposti.
Con questo studio, il legame tra inquinamento e tumori continua ad arricchirsi di nuove evidenze, spingendo la comunità scientifica e i decisori politici verso un impegno più forte nella lotta per un’aria più pulita e per una salute pubblica più equa.