Una ricerca dell’università di Chicago dimostra come il digiuno intermittente, se seguito in maniera corretta, può alleviare i problemi che riguardano la salute del fegato, come la steatosi epatica non alcolica.
La Steatosi Epatica non Alcolica (NAFLD), o chiamata anche “malattia del fegato grasso”, è una malattia che provoca un accumulo di grasso extra nelle cellule del fegato (circa il 5-10% in più rispetto alla norma). La NAFLD tende a svilupparsi nelle persone in sovrappeso o obese o con diabete, colesterolo alto o trigliceridi alti. La rapida perdita di peso e le cattive abitudini alimentari possono anche portare a steatosi epatica non alcolica.
La ricerca consiste in un digiuno a giorni alterni (un giorno di dieta senza restrizioni, un altro dove non si introducono più di 500 calorie), associato all’esercizio fisico regolare, seguito su un’ottantina di pazienti. I risultati hanno individuato un miglioramento del profilo degli enzimi epatici, e una riduzione del grasso accumulato sull’organo, ma anche un effetto positivo sulla sensibilità all’insulina e sul peso. La causa di questo effetto è che l’organismo, privato delle scorte di glucosio in circolazione grazie ai pasti, inizia ad utilizzare i grassi come fonte di energia. Il digiuno intermittente, quindi, se seguito correttamente dopo 12 (o 16 ore) a stomaco vuoto, può migliorare il calo di peso, grazie al consumo dei grassi.
Tuttavia, questa tipologia di dieta è molto drastica ed è controindicata soprattutto per chi è più fragile, come bambini e adolescenti, donne in gravidanza e allattamento, persone con diabete di tipo 1 e quelli con disturbi alimentari. Il digiuno, inoltre, attiva i meccanismi primordiali di sopravvivenza, e induce l’incremento di dopamina per avere una mente più lucida e trovare meglio il cibo; ma questa sostanza può dare una stimolazione pericolosa, specialmente nei giovanissimi, dove il cervello è più sensibile alla ricompensa e meno capace di esercitare un pieno controllo per l’immaturità delle aree cerebrali deputate a esercitarlo. Il paziente che vuole fare il digiuno intermittente, quindi, deve essere seguito da uno specialista medico.