Il 2 Giugno si terrà un convegno annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) a Chigago (USA), e verranno pubblicati i risultati finali di uno studio in cui le donne con tumore alla cervice uterina possono sopravvivere, aggiungendo l’immunoterapia insieme alla chemioterapia standard.
Il tumore della cervice uterina (o collo uterino) è una malattia dovuta alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule, situate a livello del collo dell’utero stesso, che si trasformano in cellule maligne. I sintomi di questo tumore possono presentarsi in diversi modi, talvolta possono associarsi ad altre malattie dell’apparato genitale e si verificano, talvolta, anche in soggetti sani. In ogni caso, bisogna effettuare un controllo ginecologico anche quando si presentano sintomi come sanguinamenti vaginali anomali e dolore pelvico.
“I risultati dello studio KEYNOTE-826”, commenta Nicoletta Colombo, direttore del Programma di Ginecologia Oncologica all’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano e autrice principale dello studio, “illustrano il follow up a oltre tre anni dalla cura delle oltre 600 pazienti arruolate nella sperimentazione e mostrano chiaramente i vantaggi che si ottengono somministrando anche il farmaco immunoterapico pembrolizumab, oltre alla chemioterapia tradizionale. Si tratta di miglioramenti importanti che sostengono questa strategia come nuova terapia di prima linea, in un gruppo di pazienti con tumore della cervice “difficile” da trattare: è la prima volta che riusciamo a prolungare la loro prospettiva di vita”.
“La sopravvivenza delle pazienti trattate con pembrolizumab”, commenta Domenica Lorusso, professore associato di Ginecologia Oncologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, “è in media di 26,4 mesi, mentre nel gruppo che non lo ha ricevuto è di 16,8 mesi. L’immunoterapia riduce anche il rischio di morte del 37% mentre si guadagnano alcuni mesi in termini di tempo alla progressione della malattia”.
Questa nuova combinazione è già stata approvata dall’ente regolatorio statunitense (la Food and Drug Administration, FDA) e da quello europea (European Medicines Agency, EMA) e non ancora dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), ma nel nostro Paese le pazienti lo ottengono tramite i programmi di ‘uso compassionevole’, ovvero tramite la fornitura a titolo gratuito da parte dell’azienda farmaceutica che lo produce.
Il carcinoma della cervice uterina rappresenta nel mondo la prima causa di morte per neoplasia ginecologica e quasi la metà dei casi si registra tra le donne di età compresa tra i 35 e i 55 anni. In Italia, invece, il tumore del collo uterino rappresenta ancora oggi il quinto tumore più frequente nelle donne giovani, sotto i 50 anni di età, con circa 2.400 nuove diagnosi registrate ogni anno.